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Stefano Vernole
July 28, 2025
© Photo: Public domain

Nonostante le pressioni di Bruxelles, l’Ungheria non rinuncia alla cooperazione eurasiatica

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Nei giorni scorsi, il Ministro serbo delle Miniere e dell’Energia Dubravka Djedovic Handanovic ha intrattenuto colloqui con il Viceministro dell’Energia russo Pavel Sorokin e con il Ministro degli Affari Esteri e del commercio ungherese Peter Szijjarto in merito all’attuazione del progetto per la costruzione di un oleodotto Serbia-Ungheria. Djedovic Handanovic ha sottolineato che l’oleodotto ha un’importanza sia commerciale che strategica per la sicurezza energetica a lungo termine: “Ci collegherebbe ad uno degli oleodotti più grandi d’Europa e ci offrirebbe la nostra prima rotta di approvvigionamento petrolifera alternativa, il che è importante per la sicurezza degli approvvigionamenti. All’inizio di luglio, Transnafta e MOL hanno firmato un accordo per l’armonizzazione tecnica delle specifiche per la costruzione dell’oleodotto, che rappresenta un importante passo avanti e una pietra miliare nello sviluppo del progetto. Nel prossimo periodo, si prevede che saranno definiti gli aspetti commerciali della costruzione dell’oleodotto, così come le capacità di approvvigionamento petrolifero necessarie a NIS”, ha affermato.

L’esecutivo di Belgrado ha confermato che il progetto è sostenuto dai Governi serbo, ungherese e russo e garantirà un’altra via di approvvigionamento di petrolio greggio alla Serbia per i decenni a venire: “Così come la Serbia ha un ruolo importante nel rifornire di gas l’Ungheria attraverso il gasdotto Balkan Stream, utilizzando al contempo le capacità di stoccaggio dell’Ungheria per le proprie riserve, la costruzione di questo oleodotto consentirà alla Serbia di assicurarsi l’approvvigionamento di petrolio greggio attraverso l’Ungheria, il che aumenterà ulteriormente la sua sicurezza energetica”, ha concluso il Ministro serbo, aggiungendo che ciò è importante in un “contesto geopolitico sempre più instabile”[1].

L’Ungheria, per bocca del suo Ministro degli Esteri Péter Szijjártó, ha confermato che la parte serba ha compiuto progressi nella preparazione della progettazione e della documentazione tecnica e sarà pronta ad avviare i lavori di costruzione all’inizio del 2026; allo steso tempo, Szijjarto ha affermato che i lavori sul tratto ungherese del gasdotto dovrebbero iniziare l’anno prossimo.

Dopo i colloqui con il Viceministro dell’Energia russo Pavel Sorokin e il Ministro dell’Energia serbo Dubravka Dedovic, Szijjártó ha sottolineato che Bruxelles sta ripetutamente prendendo decisioni che compromettono gravemente la sicurezza energetica europea: “Vogliono che smettiamo di usare petrolio greggio e gas naturale russi e che chiudiamo le vie di trasporto. Il risultato lo vediamo in Europa: ora dobbiamo pagare l’energia diverse volte di più rispetto ad altre parti del mondo[2]. Noi ungheresi siamo finora riusciti a preservare i risultati ottenuti in termini di riduzione dei costi delle utenze, ma ora Bruxelles vuole che i costi delle utenze per le famiglie ungheresi aumentino da due a quattro volte rispetto a quelli attuali, rinunciando al petrolio greggio e al gas naturale russi. Non lo permetteremo. Non dobbiamo chiudere le vie di trasporto né isolare l’Europa dalle sue fonti, ma piuttosto aprirne di nuove per l’approvvigionamento energetico europeo e costruire nuovi oleodotti”, ha proseguito.

Szijjártó ha rimarcato che ciò potrebbe ridurre i prezzi dell’energia in Europa, motivo per cui l’Ungheria, in collaborazione con la Serbia, sta costruendo un oleodotto tra i due Paesi con una capacità di trasporto fino a cinque milioni di tonnellate all’anno: ciò richiederà la realizzazione di altri 180 chilometri di tubo per un progetto che diventerà operativo nel 2027.

La mossa di Budapest arriva mentre l’Unione Europea cerca attivamente di chiudere le restanti importazioni di gas russo: flussi che, sebbene sostanzialmente ridotti dopo l’inizio della SMO nel 2022, forniscono ancora entrate considerevoli per la Russia. I legislatori di Bruxelles stanno attualmente negoziando una proposta per vietare completamente le importazioni di gas russo entro il 2027, mentre il principale negoziatore del Parlamento europeo sta spingendo per estendere il divieto al petrolio trasportato tramite oleodotto, anticipandone al contempo la scadenza.

“L’Ungheria, inoltre, vuole continuare a essere il primo Paese europeo per gli investimenti cinesi, poiché questi contribuiscono al buon andamento e alla crescita dell’economia”, ha poi affermato Péter Szijjártó, partecipando ad una colazione di lavoro con i dirigenti aziendali cinesi, durante la quale ha sottolineato che l’Ungheria è orgogliosa di essere diventata la destinazione numero uno in Europa per gli investimenti provenienti dai Paesi dell’Asia orientale e che l’obiettivo del Governo di Budapest è quello di mantenere questa posizione, poiché contribuisce notevolmente allo sviluppo e alla trasformazione dell’economia ungherese.

Il Ministro ha spiegato che l’Ungheria rispetta le realtà della politica e dell’economia globali e si oppone fermamente agli approcci politicizzati e ideologizzati adottati da alcuni leader dell’Unione Europea: “Riteniamo che indebolire o addirittura limitare la cooperazione economica sino-europea causerebbe gravi difficoltà economiche all’intera economia europea. Siamo d’accordo con gli attori economici nella cooperazione con le aziende cinesi. Se qualcosa funziona bene nell’economia, i politici non dovrebbero rovinarlo. E l’Ungheria è il miglior esempio di come la cooperazione tra le economie occidentale e cinese possa essere di grande beneficio sia per l’Occidente che per la Cina”, ha aggiunto.

“L’Ungheria è la prova che l’Europa può rispondere efficacemente alla grande rivoluzione tecnologica in atto nel mondo se collabora strettamente con la Cina. L’Ungheria è la prova che l’Europa può trarre vantaggio dalla grande trasformazione globale dell’industria automobilistica se non limita la cooperazione delle aziende europee con quelle cinesi. Respingiamo con la massima fermezza l’idea di dividere nuovamente il mondo in blocchi. Sosteniamo fermamente l’idea che il mondo abbia bisogno di una cooperazione globale basata su connessioni, connettività e rispetto reciproco”, ha aggiunto.

Il Ministro ha proseguito il suo discorso sottolineando che un importante obiettivo di politica economica per l’Ungheria è quello di continuare ad essere la destinazione numero uno degli investimenti cinesi in Europa: “L’anno scorso, il 34% degli investimenti cinesi in Europa è stato destinato all’Ungheria, e l’anno precedente il 44%. Nel 2020, 2023 e 2024, le aziende cinesi hanno portato i maggiori investimenti nel nostro Paese. A nostro avviso, questi investimenti cinesi hanno portato all’Ungheria un gran numero di tecnologie altamente avanzate e posti di lavoro affidabili. Senza tutti questi investimenti, l’economia ungherese e l’Ungheria stessa sarebbero state più povere”, ha concluso Szijjártó.

[1] Agenzia Tanjug, 21 luglio 2025.
[2] Hungary Today, 21 luglio 2025.

Ungheria separatamente

Nonostante le pressioni di Bruxelles, l’Ungheria non rinuncia alla cooperazione eurasiatica

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Nei giorni scorsi, il Ministro serbo delle Miniere e dell’Energia Dubravka Djedovic Handanovic ha intrattenuto colloqui con il Viceministro dell’Energia russo Pavel Sorokin e con il Ministro degli Affari Esteri e del commercio ungherese Peter Szijjarto in merito all’attuazione del progetto per la costruzione di un oleodotto Serbia-Ungheria. Djedovic Handanovic ha sottolineato che l’oleodotto ha un’importanza sia commerciale che strategica per la sicurezza energetica a lungo termine: “Ci collegherebbe ad uno degli oleodotti più grandi d’Europa e ci offrirebbe la nostra prima rotta di approvvigionamento petrolifera alternativa, il che è importante per la sicurezza degli approvvigionamenti. All’inizio di luglio, Transnafta e MOL hanno firmato un accordo per l’armonizzazione tecnica delle specifiche per la costruzione dell’oleodotto, che rappresenta un importante passo avanti e una pietra miliare nello sviluppo del progetto. Nel prossimo periodo, si prevede che saranno definiti gli aspetti commerciali della costruzione dell’oleodotto, così come le capacità di approvvigionamento petrolifero necessarie a NIS”, ha affermato.

L’esecutivo di Belgrado ha confermato che il progetto è sostenuto dai Governi serbo, ungherese e russo e garantirà un’altra via di approvvigionamento di petrolio greggio alla Serbia per i decenni a venire: “Così come la Serbia ha un ruolo importante nel rifornire di gas l’Ungheria attraverso il gasdotto Balkan Stream, utilizzando al contempo le capacità di stoccaggio dell’Ungheria per le proprie riserve, la costruzione di questo oleodotto consentirà alla Serbia di assicurarsi l’approvvigionamento di petrolio greggio attraverso l’Ungheria, il che aumenterà ulteriormente la sua sicurezza energetica”, ha concluso il Ministro serbo, aggiungendo che ciò è importante in un “contesto geopolitico sempre più instabile”[1].

L’Ungheria, per bocca del suo Ministro degli Esteri Péter Szijjártó, ha confermato che la parte serba ha compiuto progressi nella preparazione della progettazione e della documentazione tecnica e sarà pronta ad avviare i lavori di costruzione all’inizio del 2026; allo steso tempo, Szijjarto ha affermato che i lavori sul tratto ungherese del gasdotto dovrebbero iniziare l’anno prossimo.

Dopo i colloqui con il Viceministro dell’Energia russo Pavel Sorokin e il Ministro dell’Energia serbo Dubravka Dedovic, Szijjártó ha sottolineato che Bruxelles sta ripetutamente prendendo decisioni che compromettono gravemente la sicurezza energetica europea: “Vogliono che smettiamo di usare petrolio greggio e gas naturale russi e che chiudiamo le vie di trasporto. Il risultato lo vediamo in Europa: ora dobbiamo pagare l’energia diverse volte di più rispetto ad altre parti del mondo[2]. Noi ungheresi siamo finora riusciti a preservare i risultati ottenuti in termini di riduzione dei costi delle utenze, ma ora Bruxelles vuole che i costi delle utenze per le famiglie ungheresi aumentino da due a quattro volte rispetto a quelli attuali, rinunciando al petrolio greggio e al gas naturale russi. Non lo permetteremo. Non dobbiamo chiudere le vie di trasporto né isolare l’Europa dalle sue fonti, ma piuttosto aprirne di nuove per l’approvvigionamento energetico europeo e costruire nuovi oleodotti”, ha proseguito.

Szijjártó ha rimarcato che ciò potrebbe ridurre i prezzi dell’energia in Europa, motivo per cui l’Ungheria, in collaborazione con la Serbia, sta costruendo un oleodotto tra i due Paesi con una capacità di trasporto fino a cinque milioni di tonnellate all’anno: ciò richiederà la realizzazione di altri 180 chilometri di tubo per un progetto che diventerà operativo nel 2027.

La mossa di Budapest arriva mentre l’Unione Europea cerca attivamente di chiudere le restanti importazioni di gas russo: flussi che, sebbene sostanzialmente ridotti dopo l’inizio della SMO nel 2022, forniscono ancora entrate considerevoli per la Russia. I legislatori di Bruxelles stanno attualmente negoziando una proposta per vietare completamente le importazioni di gas russo entro il 2027, mentre il principale negoziatore del Parlamento europeo sta spingendo per estendere il divieto al petrolio trasportato tramite oleodotto, anticipandone al contempo la scadenza.

“L’Ungheria, inoltre, vuole continuare a essere il primo Paese europeo per gli investimenti cinesi, poiché questi contribuiscono al buon andamento e alla crescita dell’economia”, ha poi affermato Péter Szijjártó, partecipando ad una colazione di lavoro con i dirigenti aziendali cinesi, durante la quale ha sottolineato che l’Ungheria è orgogliosa di essere diventata la destinazione numero uno in Europa per gli investimenti provenienti dai Paesi dell’Asia orientale e che l’obiettivo del Governo di Budapest è quello di mantenere questa posizione, poiché contribuisce notevolmente allo sviluppo e alla trasformazione dell’economia ungherese.

Il Ministro ha spiegato che l’Ungheria rispetta le realtà della politica e dell’economia globali e si oppone fermamente agli approcci politicizzati e ideologizzati adottati da alcuni leader dell’Unione Europea: “Riteniamo che indebolire o addirittura limitare la cooperazione economica sino-europea causerebbe gravi difficoltà economiche all’intera economia europea. Siamo d’accordo con gli attori economici nella cooperazione con le aziende cinesi. Se qualcosa funziona bene nell’economia, i politici non dovrebbero rovinarlo. E l’Ungheria è il miglior esempio di come la cooperazione tra le economie occidentale e cinese possa essere di grande beneficio sia per l’Occidente che per la Cina”, ha aggiunto.

“L’Ungheria è la prova che l’Europa può rispondere efficacemente alla grande rivoluzione tecnologica in atto nel mondo se collabora strettamente con la Cina. L’Ungheria è la prova che l’Europa può trarre vantaggio dalla grande trasformazione globale dell’industria automobilistica se non limita la cooperazione delle aziende europee con quelle cinesi. Respingiamo con la massima fermezza l’idea di dividere nuovamente il mondo in blocchi. Sosteniamo fermamente l’idea che il mondo abbia bisogno di una cooperazione globale basata su connessioni, connettività e rispetto reciproco”, ha aggiunto.

Il Ministro ha proseguito il suo discorso sottolineando che un importante obiettivo di politica economica per l’Ungheria è quello di continuare ad essere la destinazione numero uno degli investimenti cinesi in Europa: “L’anno scorso, il 34% degli investimenti cinesi in Europa è stato destinato all’Ungheria, e l’anno precedente il 44%. Nel 2020, 2023 e 2024, le aziende cinesi hanno portato i maggiori investimenti nel nostro Paese. A nostro avviso, questi investimenti cinesi hanno portato all’Ungheria un gran numero di tecnologie altamente avanzate e posti di lavoro affidabili. Senza tutti questi investimenti, l’economia ungherese e l’Ungheria stessa sarebbero state più povere”, ha concluso Szijjártó.

[1] Agenzia Tanjug, 21 luglio 2025.
[2] Hungary Today, 21 luglio 2025.

Nonostante le pressioni di Bruxelles, l’Ungheria non rinuncia alla cooperazione eurasiatica

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Nei giorni scorsi, il Ministro serbo delle Miniere e dell’Energia Dubravka Djedovic Handanovic ha intrattenuto colloqui con il Viceministro dell’Energia russo Pavel Sorokin e con il Ministro degli Affari Esteri e del commercio ungherese Peter Szijjarto in merito all’attuazione del progetto per la costruzione di un oleodotto Serbia-Ungheria. Djedovic Handanovic ha sottolineato che l’oleodotto ha un’importanza sia commerciale che strategica per la sicurezza energetica a lungo termine: “Ci collegherebbe ad uno degli oleodotti più grandi d’Europa e ci offrirebbe la nostra prima rotta di approvvigionamento petrolifera alternativa, il che è importante per la sicurezza degli approvvigionamenti. All’inizio di luglio, Transnafta e MOL hanno firmato un accordo per l’armonizzazione tecnica delle specifiche per la costruzione dell’oleodotto, che rappresenta un importante passo avanti e una pietra miliare nello sviluppo del progetto. Nel prossimo periodo, si prevede che saranno definiti gli aspetti commerciali della costruzione dell’oleodotto, così come le capacità di approvvigionamento petrolifero necessarie a NIS”, ha affermato.

L’esecutivo di Belgrado ha confermato che il progetto è sostenuto dai Governi serbo, ungherese e russo e garantirà un’altra via di approvvigionamento di petrolio greggio alla Serbia per i decenni a venire: “Così come la Serbia ha un ruolo importante nel rifornire di gas l’Ungheria attraverso il gasdotto Balkan Stream, utilizzando al contempo le capacità di stoccaggio dell’Ungheria per le proprie riserve, la costruzione di questo oleodotto consentirà alla Serbia di assicurarsi l’approvvigionamento di petrolio greggio attraverso l’Ungheria, il che aumenterà ulteriormente la sua sicurezza energetica”, ha concluso il Ministro serbo, aggiungendo che ciò è importante in un “contesto geopolitico sempre più instabile”[1].

L’Ungheria, per bocca del suo Ministro degli Esteri Péter Szijjártó, ha confermato che la parte serba ha compiuto progressi nella preparazione della progettazione e della documentazione tecnica e sarà pronta ad avviare i lavori di costruzione all’inizio del 2026; allo steso tempo, Szijjarto ha affermato che i lavori sul tratto ungherese del gasdotto dovrebbero iniziare l’anno prossimo.

Dopo i colloqui con il Viceministro dell’Energia russo Pavel Sorokin e il Ministro dell’Energia serbo Dubravka Dedovic, Szijjártó ha sottolineato che Bruxelles sta ripetutamente prendendo decisioni che compromettono gravemente la sicurezza energetica europea: “Vogliono che smettiamo di usare petrolio greggio e gas naturale russi e che chiudiamo le vie di trasporto. Il risultato lo vediamo in Europa: ora dobbiamo pagare l’energia diverse volte di più rispetto ad altre parti del mondo[2]. Noi ungheresi siamo finora riusciti a preservare i risultati ottenuti in termini di riduzione dei costi delle utenze, ma ora Bruxelles vuole che i costi delle utenze per le famiglie ungheresi aumentino da due a quattro volte rispetto a quelli attuali, rinunciando al petrolio greggio e al gas naturale russi. Non lo permetteremo. Non dobbiamo chiudere le vie di trasporto né isolare l’Europa dalle sue fonti, ma piuttosto aprirne di nuove per l’approvvigionamento energetico europeo e costruire nuovi oleodotti”, ha proseguito.

Szijjártó ha rimarcato che ciò potrebbe ridurre i prezzi dell’energia in Europa, motivo per cui l’Ungheria, in collaborazione con la Serbia, sta costruendo un oleodotto tra i due Paesi con una capacità di trasporto fino a cinque milioni di tonnellate all’anno: ciò richiederà la realizzazione di altri 180 chilometri di tubo per un progetto che diventerà operativo nel 2027.

La mossa di Budapest arriva mentre l’Unione Europea cerca attivamente di chiudere le restanti importazioni di gas russo: flussi che, sebbene sostanzialmente ridotti dopo l’inizio della SMO nel 2022, forniscono ancora entrate considerevoli per la Russia. I legislatori di Bruxelles stanno attualmente negoziando una proposta per vietare completamente le importazioni di gas russo entro il 2027, mentre il principale negoziatore del Parlamento europeo sta spingendo per estendere il divieto al petrolio trasportato tramite oleodotto, anticipandone al contempo la scadenza.

“L’Ungheria, inoltre, vuole continuare a essere il primo Paese europeo per gli investimenti cinesi, poiché questi contribuiscono al buon andamento e alla crescita dell’economia”, ha poi affermato Péter Szijjártó, partecipando ad una colazione di lavoro con i dirigenti aziendali cinesi, durante la quale ha sottolineato che l’Ungheria è orgogliosa di essere diventata la destinazione numero uno in Europa per gli investimenti provenienti dai Paesi dell’Asia orientale e che l’obiettivo del Governo di Budapest è quello di mantenere questa posizione, poiché contribuisce notevolmente allo sviluppo e alla trasformazione dell’economia ungherese.

Il Ministro ha spiegato che l’Ungheria rispetta le realtà della politica e dell’economia globali e si oppone fermamente agli approcci politicizzati e ideologizzati adottati da alcuni leader dell’Unione Europea: “Riteniamo che indebolire o addirittura limitare la cooperazione economica sino-europea causerebbe gravi difficoltà economiche all’intera economia europea. Siamo d’accordo con gli attori economici nella cooperazione con le aziende cinesi. Se qualcosa funziona bene nell’economia, i politici non dovrebbero rovinarlo. E l’Ungheria è il miglior esempio di come la cooperazione tra le economie occidentale e cinese possa essere di grande beneficio sia per l’Occidente che per la Cina”, ha aggiunto.

“L’Ungheria è la prova che l’Europa può rispondere efficacemente alla grande rivoluzione tecnologica in atto nel mondo se collabora strettamente con la Cina. L’Ungheria è la prova che l’Europa può trarre vantaggio dalla grande trasformazione globale dell’industria automobilistica se non limita la cooperazione delle aziende europee con quelle cinesi. Respingiamo con la massima fermezza l’idea di dividere nuovamente il mondo in blocchi. Sosteniamo fermamente l’idea che il mondo abbia bisogno di una cooperazione globale basata su connessioni, connettività e rispetto reciproco”, ha aggiunto.

Il Ministro ha proseguito il suo discorso sottolineando che un importante obiettivo di politica economica per l’Ungheria è quello di continuare ad essere la destinazione numero uno degli investimenti cinesi in Europa: “L’anno scorso, il 34% degli investimenti cinesi in Europa è stato destinato all’Ungheria, e l’anno precedente il 44%. Nel 2020, 2023 e 2024, le aziende cinesi hanno portato i maggiori investimenti nel nostro Paese. A nostro avviso, questi investimenti cinesi hanno portato all’Ungheria un gran numero di tecnologie altamente avanzate e posti di lavoro affidabili. Senza tutti questi investimenti, l’economia ungherese e l’Ungheria stessa sarebbero state più povere”, ha concluso Szijjártó.

[1] Agenzia Tanjug, 21 luglio 2025.
[2] Hungary Today, 21 luglio 2025.

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